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Un'azienda commerciale importante in Italia cerca un commerciale estero per sviluppare attività internazionali. Il candidato ideale avrà eccellenti doti comunicative, conoscenze in diritto commerciale e abilità nelle negoziazioni. Si offre un salario annuale a partire da 21.000 euro, con possibilità di crescere oltre i 40.000 euro.
Stando alle statistiche dell’Organizzazione mondiale del commercio relative al 2023, l’Italia si posiziona al sesto posto nell’export mondiale, con un export complessivo stimato in 670 miliardi di dollari; i calcoli dell’Istat vanno detto sono leggermente differenti, con una somma che si ferma a “soli” 626 miliardi di euro. Il succo però non cambia: l’economia del nostro Paese poggia in buona parte sulle esportazioni, con le più diverse imprese, di differenti settori, che realizzano il proprio fatturato proprio grazie alle vendite all’estero. E i successi italiani sui mercati internazionali sono in continuo aumento, sapendo che rispetto al 2019 l’export italiano è cresciuto del 30%, a una velocità doppia rispetto, per esempio, alla Germania e alla Francia. Non stupisce quindi che le imprese italiane siano alla continua ricerca di specialisti nel commercio internazionale: parliamo per esempio dell’export manager , o dell’oggetto di questa guida, ovvero del commerciale estero. Ma come si diventa commerciale estero? Quali sono le competenze richieste, e soprattutto, quali sono i compiti che le aziende affidano a questo specialista? Vediamo le peculiarità di questo ruolo, sempre più cruciale nei processi aziendali di chi intende puntare sull’internazionalizzazione d’impresa.
Iniziamo con spiegare chi è il commerciale estero: si tratta di uno specialista all’interno del team sales di un’azienda. Il suo compito è quello di sviluppare e gestire le attività commerciali internazionali dell’impresa per cui lavora, e per questo i suoi compiti spaziano dalla ricerca di nuove opportunità di business alla gestione delle relazioni con i clienti – business o privati – oltre confine. Non è quindi errato vedere nel commerciale estero il punto di contatto con l’impresa e i clienti esteri, nonché, se presenti, tra l’azienda centrale e le sue filiali aperte in altri Paesi.
Passiamo ora a vedere più nel concreto cosa fa un commerciale estero. Le sue attività quotidiane, va sottolineato, possono variare anche in modo importante in base alle dimensioni dell’azienda e al suo grado di internazionalizzazione, con un processo che potrebbe essere maturo o al contrario appena lanciato. Detto questo, la principale responsabilità del commerciale estero è quella di promuovere l’azienda, i suoi servizi o i suoi prodotti sui mercati esteri messi nel mirino, puntando ad aumentare le vendite.
Vale la pena sottolineare che è possibile differenziare due ruoli leggermente differenti per il commerciale estero, che potrebbe infatti essere assegnato al back office o al front office. Le competenze necessarie sono sostanzialmente le medesime, dovendo in ogni caso garantire all’azienda una buona capacità di analisi dei mercati di riferimento, uno sviluppo mirato delle reti di comunicazione e di engagement con clienti, collaboratori e fornitori, e così via. Non si tratta peraltro unicamente di comunicazione e di vendita. Tra i compiti dell’esperto in commercio internazionale c’è anche quello di rimanere sempre aggiornato circa tutti i cambiamenti doganali o normativi nei Paesi coinvolti nel business che potrebbero avere conseguenze sull’attività di vendita all’estero.
Si capisce dunque che ogni azione del commerciale estero di un’azienda è tesa a instaurare dei rapporti stabili e solidi con dei clienti oltreconfine, in modo da assicurare una crescita delle vendite all’estero.
Visti i compiti del commerciale estero di un’azienda, vale la pena passare all’elenco delle competenze chiave di questa esperto di commercio internazionale.
Chi aspira a diventare un commerciale estero è certamente interessato allo stipendio di questa responsabile vendite: la cifra in effetti può variare grandemente in base alla posizione in quanto tale (entry level o senior), alle dimensioni dell’azienda e alla portata dell’export. Come base di partenza è possibile parlare di circa 21.000 euro all’anno, per arrivare a superare in certi casi i 40.000 euro annui.
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